| Oh yeah si va al ballo, oh yeah si va al ballo, chissà che ci sia qualche fi... Noah canticchiava fra sè e sè un motivetto inventato sul momento. Il ragazzino non era certamente tipo da ballo galante, il suo aspetto la diceva lunga: un semplice completo scuro, camicia bianca sbragata, niente cravatta né papillon, scarpe da ginnastica, e capelli che hanno visto un pettine ma non si sono piegati al suo volere. Ah si, proprio affascinante. Però al ballo ci andava lo stesso, perchè "dove c'è una festa ci sono delle festaiole in tiro". Scemo. Senza aspettare i suoi amici, tanto poi si sarebbero beccati in Sala, come previsto, il giovane Grifo cominciò a scendere le scale con tutta tranquillità, perfettamente cosciente dell'ora tarda. Ma vabbè, ormai il ritardo c'era, quindi poteva prendersela con comodo. E stava scendendo, un gradino dopo l'altro, giù dalla torre est fino al piano terra, facendo attenzione a non cadere in qualche trappola, tipo quel maledetto gradino che l'aveva fregato solo pochi giorni prima, bloccando il primino per ben un quarto d'ora. Sul ginocchio destro si era visto il livido per ore ed ore. Poveraccio, proprio sfigato. D'un tratto però Noah si ricordò di una cosa. E lì sgranò gli occhi, cosa insensata in quel momento ma non fateci caso, lui e la normalità non si conoscono. L'espressione apparve perchè il ragazzo si ricordò che al ballo non si poteva andare da soli. Cacchio. Si doveva essere in due. Uno più uno. Due. Ah-ah. Problema. Ouh! Noah si era distratto, aveva cominciato a bambanare, a pensare troppo, quindi era caduto in un infido gradino a scomparsa. Ed ora si trovava ancora penzolante sul nulla, una gamba intrigata -ancora la destra- gli doleva parecchio. In quel momento le cose da sperare erano due. Primo: che le scale tenessero. Sono vecchie, antiche, non si sa mai. Secondo: che qualcuno lo trovasse in velocità. Aspettare un quarto d'ora se non di più, per la seconda volta in pochi giorni, non era esattamente il suo hobby preferito.
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