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Michelle De Martinvast

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Michelle.
view post Posted on 2/9/2009, 01:36




Nome: Michelle
Cognome: De Martinvast
Data di Nascita: 29 Febbraio 1909
Luogo di Nascita: Martinvast, Bassa Normandia, un comune francese di 1.116 abitanti situato nel dipartimento della manica.
Età: Dicisette anni, diciotto fra ventiquattro ore precise. Vi risponderebbe con testuali parole e francamente non vi consiglio di indagare oltre. Vi spiegherei volentieri ora le ragioni, ma vedo che c’è una sezione apposita dove dovrei comunque ripetrle.
Ruolo: Fantasma
Anno scolastico: So che dovrei saltare questo punto, ritengo comunque opportuno precisare che quando fu assassinata la ragazza stava frequentando il settimo anno.
Sesso: Femmina.
Stato Sociale: Mezzosangue.
Profilo Psicologico: Dunque da dove cominciare? Riprenderò quanto lasciato in sospeso nel punto età. Il fantasma in questione è perfettamente consapevole del suo stato e anzi non sopporta chi rende la morte un Tabù. ‘’T-t-u insomma…come dire… quando ehm ecco… quando sei… diciamo venuta mancare…’’ una volta un ragazzino privo di tatto le rivolse tali parole. Fu l’apocalisse. I veterani forse ricordano quel vecchio candelabro che per duecento anni decorò il salone d’ingresso, nell’angolo destro giusto infondo alle scale. Guardando il solco sulla tela appesa sul muro di fronte non vi risulterà complicato immaginarne la fine.
In caso ve lo stiate domandando il piccolo non si fece che qualche graffio. A parte qualche episodio simile a quello già citato raramente si sente parlare di lei tra le mura di Hogwarts. Volenti o nolenti potreste essere in ogni momento ascoltati o peggio osservati. Per quanto distratta e svampita possa sembrarvi, la furbizia è un'altra caratteristica che ahimè non le manca affatto. Al contrario la parsimonia e ogni forma di giudizio razionale quelli si che scarseggiano. Tutto ciò semplicemente per dirvi che con l’unico scopo di ingannare il tempo scombussola le vite delle sue ehm ‘’vittime’’.
Purtroppo se si accenna solo ad un suo difetto o si tenta di avanzare una qualsiasi critica si rishia di scatenare la sua ira.
Per finire mi sento in dovere di rendervi conto di quest ultimo insignificante dettaglio: è piuttosto scettica nei confronti del genere femminile. E con questo mi riferisco ad ogni fascia di età, in principio mi ero convinto che la cosa fosse dovuta alla mancata figura materna. Anche se recenti approfondimenti mi portano considerare la possibilità che si tratti di puri e semplici pregiudizi.
Carattere: Non credo sentirete spesso parlare di lei. Suole aggirarsi nelle zone più remote del castello e i suoi rapporti con i ‘’vivi’’ si limitano per la maggior parte dei casi al semplice osservare. Chi ne conosce l’esistenza ve ne parlera come una ‘’ficcanaso’’, un ‘’impicciona’’ e chi più ne ha più ne metta. Ma vi svelerò invece il vero motivo di questo suo superficiale curiosare ed origliare. Il suo assassino non si è mai trovato e anzi alcune indagini sul suo conto fecero quasi pensare ad un suicidio.... ma NO! Doveva scovare quel ''bastardo che l'aveva fatta fuori''. Sfortunatamente le ricerche ebbero poco successo e l’esasperazione prese il sopravvento. Non scoprì mai un granchè sul proprio conto, scovò però dettagli di ogni genere su altri e mano a mano che la sua determinazione si affievoliva il tempo da colmare aumentava. All’inzio si limitava ad osservare sotterfugi e scovare segreti, finchè un giorno non vi mise lo zampino. Trasformando il suo sapere in un misero e perfido passatempo.
Ciliegina sulla torta: ha una forte tendenza ad assumere un atteggiamento di superiorità nei confronti dei mortali con cui entra in contatto, ad ogni modo mantiene un atteggiamento austero. In caso non le andiate a genio, traquilli, ve ne renderete subito conto.
Descrizione fisica: Bhe di lei non rimane che l’immagine sbiadita della sua anima. Un viso angelico e chiari tratti infantili che facilmente ingannano. Due grandi occhi trafelati un tempo verde sbiadito, ora incolori, morti, che oserei quasi chiamare buchi, ornati da due profonde e indelebili occhiaie. Una bellezza svigorita, annientata dalla morte. (Non so se posso permettermi di definirla spaventosa)
Indosso non ha che una camicia da notte bianca, lunga appena fino al ginocchio, che nasconde ogni accenno di forme femminili.
Storia (background): Ho cercato di essere, oer quanto si possa, il più oggettivo possibile nel compilare questa scheda. Purtroppo io conobbi la fanciulla solo il giorno in cui mise piede in questo edificio e riguardo ciò che avvenne prima di allora so ben poco. Per questo mi limiterò, non so se mi è concesso, ad allegare per quest ultima sezione un documento originale, scritto dall’interessata. Non mi sento infatti autorizzato a modificare le sue parole. Sappiate comunque che niente di ciò che ho scritto è frutto di mie considerazioni personali, quando si superano i cento di solito si preferisce tenere per se questo genere di opinioni, soprattutto se si parla della signorina in questione.
Spero dunque che il documento ( estratto da una lettera che la ragazza mi scrisse non appena venne a sapere che ero stato pregato di compilare questo documento dal momento che lei si era rifiutata di farlo ) vi serva a chiarire alcuni dei punti da me completati.

[…]La conoscenza fu il mio veleno, eppure mi trovo a dover trascorrere il resto della mia non-esistenza rinchiusa in una palestra per giovani menti. Ironica la vita non è vero? Oh, ma tranquillo anche la vostra vita finirà prima o poi, è un destino riserbato a molti. Se poi riposerete in pace o meno è un altro discorso, ma sul fatto che morirete non ho alcun dubbio. Cos’è quella faccia stupita? Siete forse sorpreso? Bhe ve lo ripeto, morirete, ne ho la certezza matematica.
Non capisco come mai la gente veda nella morte un tabù, un argomento che deve rimanere tra le righe, di cui è sempre meglio evitare di parlare e che non si sa mai come introdurre. L’altro giorno un bel fanciulletto di dodici anni è arrossito brutalemente nel chidermi se ero morta. Allora o uno è un fantasma assolutamente bacato e non realizza di essere morto oppure non vedo perché lo debba vedere come un insulto. ‘’S-s-s-ei m-m-m-m-mo-mo-morta?’’ Ah bello, che sei scemo e ti sembro viva?
I miei non sono affatto discorsi macrabi, solo realistici. Guardate in faccia la realtà: prima o poi il vostro cuore smettera di battere, per meglio intenderci: in qualità di essere umano, che abbiate poteri magici è una parentesi irrilevante, siete destinato a crepare.
Eh già, ammaliatrice la vita non è vero? Così carica di false emozioni. O improvvisamente vi pare infima?Con quel sua capacità a sembrare scontata, dovuta. E se per arrivare si impiegano nove mesi o poco più, per andarsene è sufficiente meno di un istante.
Sapete quando mi sono resa conto che sarei morta? Avevo all’incirca sette anni, la mia memoria vacilla un poco, ma non posso sbagliarmi di molto. Era tempi gioriosi quelli, gli anni d’oro della mia vita carnale, mio padre e io eravamo soliti montare a cavallo quando si andava in montagna. Uno di quei soleggiati pomerriggi, scesa da cavallo, mi addentrai in una piccola baita, non chidetemi altro perchè purtroppo non ricordo, cio che non mi saltò all’occhio fu un carettllo giallo un po’ vacillante, ma ben in vista, con un bel teschio nero disegnato sopra e in lettere cubitali ‘’P E R I C O L O D I M O R T E’’. Appena mio padre mi vide inziò ad gridarmi di uscire IMMEDIATEMENTE, ‘chè era pericoloso, che non era luogo per bambini e su via dicendo. Solo quando fui ben lontana dalla baita il vecchio smise di imprecare e ancora rosso di rabbia mi indicò il cartello. Quella scritta, nero su giallo, in stampatello, il più semplice da leggere, mi parve un terribile presagio, una maledizione. La casa maledetta, chi vi entra morirà, scoppiai in lacrime. A proposito, quella fu la seconda volta che piansi, la prima fu appena uscita dal ventre di mia madre. ‘’Morirò’’ gridai ‘’Padre io morirò’’ sembravo una furia impazziata a suo dire, e per circa dieci minuti non fui in grado di smettere talmente la cosa mi sembrava traumatrica, sarei morta. SAREI MORTA! Il ‘’Quando?’’ fu una domanda che non mi sorse affatto spontanea, a dire la verità non mi saltò neanche in mente. Fu mio padre che cercando di mettere un po’ di chiarezza tra quelle idee confuse mi disse: ‘’Tu mouriras Michelle, Je mourirai, ta mère, elle mourira. Tout le monde va mourir ma belle, c’est la vie’’. Dopo poco fu pure in grado di spiegarmi come in realtà il cartello significasse che se uno entra corre il rischio che l’edificio gli crolli addosso e quindi di morire. Nulla di occulto, nessun sacrilegio, nessuna maledizione: ero salva! Sarei morta un giorno o l’altro, è destino di ogni essere umano, quel pensiero non mi turbava affatto e non lo presi veramente mai in considerazione.
Ho sempre vissuto la vita come se fosse scontata, quasi eterna. Fu un duro colpo vedermela strappare via così, con non chalace, a soli Diciassete anni.
Diciassette mieseri anni di vita, neanche un quarto della vita media di un mago; appena il tempo per salutare l’infanzia.
[…]Non chiedetemi quanti ‘’anni’’ ho, perché per piacere ho smesso di contarli, ho diciassette anni diciotto fra due giorni, fine della storia. Rispondo già ad un'altra vostra domanda per evitarvi l’imbarazzo di dovermela porre.
‘’Come diciamo ehm bhe insomma dicci, come esattamente è successo, nel senso, tu…ehm come dire…come sei venuta a mancare… nel senso non proprio a mancare, diciamo deceduta…?’’ Ne ho avute abbastanza grazie. ‘’Come sei morta?’’ forse troppo complicato? Ho già menzionato che i miei ricordi si stanno sbiadendo, ma su questo punto non li ho mai avuti chiari. Era il 26 febbraio 1928 e mancava ormai un mese alla fine dell’anno scolastico, due giorni al mio compleanno ( che quell’anno avrei festeggiato sia il 28 sia l’1 perché chi nasce il ventinove in fondo non sa mai bene ) e le prove dei M.A.G.O alle porte. […]Come appunto vi ho già detto, dopo varie ricerche, sono giunta appunto alla conclusione che ‘’la conoscenza’’ fu il mio veleno. In modo meno crepuscolare posso dire che sono stata uccisa perché ero a conoscenza di cose che non avrei dovuto sapere. Meglio? Lo so, rimango comunque molto vaga. Il fatto purtroppo è che credo che quei particolari frammenti della mia memoria mi siano stati sottratti alla mia morte. Per anni ho cercato di ricostruire quegli ultimi giorni, ma non ricordo che qualche frase dei libri di scuola. Materie d’esame e questo genere di fesserie che bisogna imparare per venire promossi. E per non finire non le ricordo neppure bene. Quindi le mie tesi sono due. Cercherò di esporle, almeno queste, nel modo piu chiaro possibile.
1- In quei giorni, come durante la maggior parte dei sette anni passati da viva in questa prigione, ho sempre studiato solo per gli esami finali.--> Ma perché studiare poco prima degli esami?--> Perché ero occupata in tutt’altro genere di ricerche su materia X che mi portarono alla morte.
2- L’incantesimo di memoria a cui sono stata evidentemente sottoposta (presento vari sintomi come lapsus e lacune di memoria + vari ed eventuali) era talmente mal riuscito da eliminare molti più ricordi del necessario.
Tutto qui?
Tutto qui. E non è passato un giorno dalla mia morte che io non abbia passato a riflettere e indagare su tale oscura questione.
Dovendo ampliare la mia storia e svelarvi cio che rimane del mio passato nella mia memoria temo sia necessario un nuovo paragrafo.

Vi prego di mezionare nella mia scheda che sono nata a Martinvast. O no, non vi posso certo biasimare per non conoscere tale paesello sperduto in Normandia. Tuttavia è necessario menzionarlo visto che lì sono le mie radici. Piuttosto strano parlare di radici per chi non ha piu neppure un corpo palpabile, ma è così.
Mio padre è Francese, mia madre anglosassone, motivo per cui mi trovo tra queste mura Inglesi e non in quell’altra scuola femminile francese… come si chiamava già? Beuxbatons. Che razza di nome: belle barche, grazie al cielo non è lì che sono segregata tra bei culetti. Concludendo questa breve parentesi sulla donna che mi mise al mondo posso dirvi che se ne andò presto quindi non ho di lei che qualche ricordo sbiadito. Era una donna autorevole questo sì, prima di andarsene per sempre di casa ebbe la faccia tosta di imporre a mio padre di istruirmi di maniera inglese. Di visivo ho solo un ricordo, un immagine fissa di lei di schiena che socchiude la porta della mia stanza per sgattaiolare fuori dopo avermi messa a letto. Altissima, lunghi boccoli biondo scuro ed una camicia da notte di quelle di Madame Rondeux. Una camicetta da notte di cotone leggero leggero lunga piu o meno fino a sopra il ginocchio, bianca senza colletto con qualche bottone sulla scollatura e le maniche rigonfiate in fondo. Ne indosso una uguale io adesso, abbiamo sempre comprato tutti i pigiami dalla Rondeaux. Pensandoci bene l’immagine che ho di mia madre è così spaventosamente simile al mio aspetto attuale che ogni tanto mi domando se non sia io in quel ricordo. Mi piace pensare di no, infondo mia madre era l’unica strega di famiglia. ( Fatto che vi permetto di omettere, o per lo meno vi imploro di non enfatizzare) Credo che venne in francia solo per lascirvi un seme, un ricordo. Ecco io sono un Souvenir in partica. E quel babbano di mio padre non si era mai reso conto né delle mie qualità ne di quelle dimia madre. Effettivamente anche sulla questione famigliare ci sarebbe un po’ da riflettere, ma qua si parla propriamente di leggi della natura, mica solo di noi tre. Fossimo solo in tre, ma diciamo che prima che gliene uscisse una ‘’buona’’ mia madre dovette metterne al mondo altri dodici. DODICI. Mia nonna diceva che era una strega dalle capacità straordianrie, ma francamente stento a crederci.
Il suo gene di ‘’strega’’ se fosse stato più forte avrebbe prevalso prima del tredicesimo tentativo. Ma no, neanche uno di quei dodici cretini con cui condividevo il sangue è uscito buono, babbani e per giunta particolarmente ottusi.
L’idea che siano tentativi errati, ammetto, è mia. Ma d’altronde cosa devo pensare? Una strega ‘’straordianria’’ (bha) si reca in francia, si sposa un nobilotto babbano con cui fa ben dodici figli tutti babbani. Non contenta prova una tredicesima volta e quella volta, solo quella nasce una strega. Al quarto anno di vita inzia a manifestasi un qualche sintomo magico nella bambina e allora, solo allora, dopo vent anni di infelice matrimonio, bugie e tredici figli la donna decide di lasciare la famiglia.
Un po’ troppo per essere casuale non credete?
Fatto sta che non si è mai piu fatta rivedere.
Il resto della mia famiglia è meno interessante. Mio padre era un nobile superficialone che viveva di vizi e false virtù. Cui unica vera preoccupazione erano le donne e le apparenze. Ottuso e ignorante, ma soprattutto di un ingenuità e una codardia che anno ben oltre gli standard babbani. Per non parlare della sua mancanza di personalità. Mia madre era stimata per la sua intelligenza ed io ero la ‘’sua preferita’’ o per meglio dire l’unica a cui dedicasse attenzioni. Quando ci lasciò mio padre decise di prendermi come protetta, credo che lo fece solo per seguire mia madre. Mancanza di personalità, lei vedeva in me qualche dote nascosta quindi era ovvio che avrebbe tratto vantaggi nel tenermi vicina. Non che non mi amasse per carità. Facile immaginare dunque l’odio dei miei consaguingni, uomini e donne che fossero, nei miei confronti. A me ogni attenzione, ogni dono più bello, ogni prvilegio.
Vievevamo in un gran bel palazzotto in campagna, ai margini di Martinvast ai confini con la foresta. Se puntaste un compasso sul punto della cartina che indica la proprietà e vi descrivereste un cerchio di qualche chilometro attorno potreste facilmente designare i luoghi dove trascorsi la mia infanzia.

Sulla mia vita a scuola vi prego di non dire niente più dello stretto necessario. Ricordo poco, molto poco. Avevo qualche conoscenza, molti ‘’amici’’ così li chiamavo, anche se cercado il termine sul vocabolario temo che non mi sia più possibile definirli tali. Ma infondo chi ha amici da morto? La loro vita è andata avanti e la mia è stata intrappolata. Voi per esempio, eravate un mio professore non un amico e siete l’unico con cui ogni tanto scambio qualche parola. A proposito, vi prego di non dire nulla sulla casata di cui facevo parte (Griffondoro, in caso non vi sovveniste) preferisco non divulgare simili informazioni sul mio conto, e poi è divertente ascoltare i pareri di chi non sa. Sono tutti convinti che io fossi una Serpeverde, ironico non trova? I Luoghi comuni sono così fastidiosi. Preferisco comunque che l’immagine che si ha di me sia vaga, dunque via prego siate riservato.
[…] Non mi umili raccontando dei conflitti che ho sempre avuto con le altre ragazze, galline. Si ricorda quando durante la sua lezione di pozioni quell’idiota di Sherry Davis aveva cercato di rifilarmi un’intera fialetta di ‘’venēnum acno’’ mal riuscito solo perché era gelosa che passassi tutto il mio tempo con Thomas, Thomas Weasley lo ricorda? Passavamo il nostro tempo appiccicati io, lui e quell’altro come si chiamava già? Joe Findergard, O forse Josh? Joshua? Joseph? Quello che aveva il fratello ciccione che fu espulso per furto. Ado ogni modo, tornando alla Davis, solo da morta venni a conoscenza del vero motivo che spinse Sherry ad avvelenarmi (l’acne non mi venne affatto, ricordate che mi doveste preparare quell’antidoto orribilmente dolce), pensava che Thomas e io stessimo insieme, bazzecole. Saremmo stati insieme si e no due notti, era il mio cosiddetto ‘’migliore amico’’. Lurido figlio di puttana ad un certo punto si mise in testa che si era innamorato di me. Bazzaecole e poi si sa che l’amore non è che un'altra delle stupide illusioni che l’uomo si è creato per alimentare l’egoismo. Solo che quando gli dissi questo, non la prese molto bene. Un altro amico mandato a quel paese. Ma è così, non esiste amore tra uomo e donna (come viene inteso dalla gente, tipo affetto e passione duraturi ecc ecc) fatevelo dire da una che sono più di cento anni che osserva indisturbata il genere umano.
Oh! A proposito vostra moglie come sta? E i piccoli? Ancora tutti vivi?
E’ stato un piacevole ritorno al passato sentirla, spero passino meno di ottant’anni la prossima volta., sempre che ci arriviate.
Cordiali saluti.
Michelle De Martinvast.
P.s. Scusi la calligrafia ma il coglione che ho incaricato di scrivere deve essere dislessico o qualcosa del genere.
 
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